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Benessere organizzativo: come lavorare in un ambiente sereno

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Coinvolgere i dipendenti e pensare alle loro necessità è la chiave del successo

In Europa, tra i problemi di salute legati al lavoro, lo stress occupa il secondo posto. Interessa oltre 40 milioni di persone ed è, nel 50% dei casi, la causa dell’assenza nello svolgimento della propria attività. Si tratta dunque di un rischio al quale va attribuita la stessa importanza ed attenzione che viene riservata ai tradizionali problemi di carattere fisico, chimico e biologico che contraddistinguono da sempre il mondo del lavoro. Per questo, soprattutto negli ultimi tempi, è divenuto obbligatorio da parte dei datori affrontare questa tematica, basando qualsiasi tipo di funzione sul benessere organizzativo.

Quando parliamo di stress ci riferiamo ad una condizione di tensione che se prolungata nel tempo, può ridurre l’efficienza dell’individuo nello svolgimento della mansione oltre che determinare un cattivo stato di salute. Inoltre può rappresentare una minaccia per la sicurezza in quanto riduce la percezione del rischio in generale, alterando i processi che portano alla tutela propria e degli altri.

Nel momento in cui una persona, posta di fronte ad una situazione professionale percepita come logorante dal punto di vista fisico, non dispone di risorse e strategie comportamentali adeguate per fare fronte a tale sensazione di esaurimento fisico ed emotivo, si mette in modo quel meccanismo meglio conosciuto come sindrome del Burnout. Andiamo a vedere nello specifico di cosa si tratta.

Sindrome del Burnout

Il Burnout è generalmente definito come una sindrome di esaurimento emotivo che può manifestarsi in tutte le professioni, specialmente in quelle che implicano delle relazioni molto accentuate. In linea generale nasce da un deterioramento che influenza le persone colpite in termini di valori, dignità e spirito. Si tratta di un fenomeno in costante crescita soprattutto nei paesi occidentali, ovvero quelli tecnologicamente avanzati. Tutto ciò non sta a significare che c’è qualcosa che non funziona nelle persone bensì che si sono verificati dei cambiamenti significativi sia sul posto di lavoro che nelle metodologie.

È importante precisare che il concetto di stress e quello di burnout, benché simili, non sono identici. Quest’ultimo può essere considerato come una sorta di risposta alla cronica tensione quotidiana. Non è tanto il risultato dello stress in sé, che inevitabilmente esiste nel mondo del lavoro, ma dello stress non mediato, ovvero quello scaturito dalla mancanza di elementi di moderazione e di sistemi di sostegno.

Viene chiamata sindrome proprio perché deve essere visto come un processo e non come un evento. È quindi un insieme di segni e di sintomi che colpiscono diverse aree dell’individuo che ne è affetto.

Le caratteristiche principali che un’azienda deve avere per considerarsi in buona salute

La struttura e il funzionamento del contesto sociale plasmano il modo in cui le persone interagiscono tra loro e svolgono la propria mansione quotidiana. Come detto, quando l’ambiente lavorativo non riconosce l’aspetto umano il rischio burnuot cresce, portando con se tutte le conseguenze del caso. È necessario dunque creare un ambiente che abbia come priorità il benessere organizzativo.

Avevo già affrontato in linea generale cosa si intende con questa definizione. Quello che voglio fare oggi però è concentrarmi sulle sue dimensioni. Partendo dal presupposto che ci riferiamo all’insieme dei nuclei culturali e dei processi che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro, promuovendo la qualità della vita e il grado di benessere sia fisico che psicologico, andiamo a vedere quali sono le caratteristiche principali che un’attività deve avere per considerarsi in buona salute:

  • Allestire un ambiente di lavoro confortevole ed accogliente: innanzitutto garantire, in particolare in questo momento che stiamo vivendo, le fondamentali regole di igiene. Successivamente pensare anche alla gradevolezza estetica e alla cura dell’aspetto, in rapporto sia alle esigenze dell’impresa che a quelle dei lavoratori e clienti.
  • Porre degli obiettivi ben precisi: adottare una strategia che preveda in maniera chiara gli obiettivi da perseguire, utilizzando una comunicazione non ambigua. Questo contribuirà i dipendenti ad avere le idee molto chiare e a farli sentire pienamente coinvolti nelle dinamiche aziendali.
  • Valorizzare il lavoro dei dipendenti e stimolare in loro nuove potenzialità: oltre e riconoscere i meriti individuali si devono porre al singolo delle richieste congrue rispetto alla sua persona e al suo ruolo. A questo va riconosciuto sia un corrispettivo adeguato sia uno sviluppo di nuove attività e quindi di ulteriori competenze.
  • Ascoltare le istanze dei dipendenti: una qualsiasi impresa che pone al centro il benessere organizzativo considera le richieste e le proposte fatte dal personale come contributo necessario al miglioramento dei processi lavorativi. Questo rimanda ancora una volta al concetto di coinvolgimento e partecipazione, elementi assolutamente indispensabili.
  • Assicurare la scorrevolezza operativa: si fa riferimento al fatto che deve essere garantita la fluidità. I problemi vengono affrontati con l’unico scopo di superarli e non di rallentare il lavoro.
  • Assicurare equità di trattamento: questo vale sia da un punto di vista retributivo che di responsabilità e di eventuali promozioni. Una gestione meritocratica stimolerà il lavoratore, il quale si renderà conto di poter accedere ad un miglioramento della propria posizione operando nella maniera più opportuna.

Dettate queste linee guida che sono fondamentali per il benessere organizzativo, si possono intraprendere delle iniziative per migliorare le condizioni generali di ogni lavoratore. Tra questa, la più efficace è certamente quella di introdurre lo yoga in azienda.

Introdurre lo Yoga in azienda grazie a Caracol

Nel corso del tempo lo yoga si è trasformata da disciplina riservata ad una cerchia di pochi adepti a pratica globale. Attualmente sono più di 300 milioni i praticanti e questo ha portato le Nazioni Unite ad istituire il 21 giugno come Giorno Internazionale dello Yoga. Dunque non c’è da stupirsi se sta mettendo sempre di più le sue radici anche nel mondo del business. Molte aziende, indipendentemente dalla loro dimensione, stanno adottando questa soluzione sia per i propri dipendenti che, in alcuni casi, per dei clienti considerati top.

Si perché il grande tema che deve essere affrontato, come abbiamo visto in precedenza, è quello della gestione dello stress. Riuscire in questo intento significa ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Lo stress incide molto sulla vita delle persone e comporta anche dei costi non indifferenti all’azienda in termini di assenze, malattie, data la sua capacità di abbassare le difese immunitarie, burnout e di un potenziale peggioramento delle relazioni personali.

Proporre le varie posture dello yoga, pranayama, e gli esercizi di meditazione, riduce le tensioni fisiche e mentali, rafforza il corpo e aumenta la voglia di essere produttivi. Per tutte le attività rappresenta un vero e proprio investimento poiché nel momento in cui un dipendente si sente bene con se stesso lavora meglio. Se ne trae poi un vantaggio da un punto di vista della comunità e di senso di appartenenza nei confronti dell’impresa stessa. Grandissime multinazionali come Apple e Google sono state le prime ad utilizzare questa disciplina in campo aziendale.

Le esperienze avute nella mia vita mi hanno portato a lanciare un progetto chiamato Caracol – Yoga in azienda. Sono consapevole di quanto tale disciplina può incidere nella gestione aziendale ed in particolare sulle risorse umane. Lavorare in armonia con se stessi e con gli altri porterà ad avere degli stili manageriali e di leadership più adatti ai nostri tempi e alle esigenze che ogni dipendente dimostra di avere ogni giorno. Ecco perché Caracol è la soluzione vincente per ottenere il tanto desiderato benessere organizzativo.

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