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Il Benessere Organizzativo e lo stress lavoro correlato

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L’importanza di lavorare in un ambiente sereno

Una volta definito lo stress come una reazione generica dell’organismo rispetto alle richieste cui viene sottoposto, risulta evidente come esso sia un elemento normale nella quotidianità. Tuttavia, quando diventa eccessivo e continuativo, può sfociare in una serie di sintomatologie fisiche ed emotive che incidono sulla qualità della vita e sulle prestazioni lavorative. Prima di andare a vedere come e quando questo influiscono sul benessere organizzativo, esamineremo quanto grava nel lavoro correlato.

Lo stress lavoro correlato

Colpendo una persona su quattro, lo stress legato al lavoro rappresenta la seconda malattia professionale più diffusa nell’Unione Europea dopo il mal di schiena. Nonostante le donne siano le più colpite, per chiunque può rappresentare un problema in tutti i settori e a tutti i livelli di organizzazione.

Parliamo di stress lavoro correlato quando a causarlo è il protrarsi di fattori propri del contesto o del contenuto lavorativo, percepiti come troppo intensi e sproporzionati alle capacità. L’evoluzione dei sintomi può sfociare in diversi disturbi, avendo effetti negativi sia sul singolo soggetto che sull’azienda. In particolare si può verificare:

  • calo delle performance del lavoratore;
  • aumento degli incidenti causati da errore umano;
  • assenteismo;
  • atteggiamenti negativi.

Nel caso in cui insorga una vera e propria patologia si parla di sindrome da burnout. Questa, secondo l’OMS, è caratterizzato da tre dimensioni principali che coinvolgono direttamente il lavoratore:

  • totale mancanza di energie;
  • distanza mentale dal proprio lavoro, negativismo o cinismo;
  • ridotta efficacia professionale;

Nello specifico, i lavoratori che vivono un’esperienza di questo tipo sono soggetti a:

  • disturbi fisici legati al sonno, all’abbassamento delle difese immunitarie, a disturbi sessuali e gastroenterici;
  • disturbi psicologici quali autocritica, sensazione di non essere all’altezza, demotivazione e desiderio di isolamento, distaccamento.

Insomma possiamo dire che lo stress sul posto di lavoro, causato da fattori che io definirei sia intrinseci (relativi al contenuto della mansione) che estrinseci (relativi all’ambiente lavorativo in generale) può essere fonte di grande malessere ed essere molto difficile da gestire.

Prevenire è fondamentale

Si pensi, inoltre, che può spesso rimanere sottotraccia, originando tensioni crescenti con i colleghi, peggiorando così il rapporto con loro. Ma il disagio interiore si può ripercuotere anche con i propri superiori o con i clienti, creando un malumore capace di colpire direttamente la produttività.

E’ evidente che l’azienda deve monitorare costantemente questi aspetti ed implementare delle misure volte a contenere, anzi a prevenire, tale fenomeno. In questo modo si eviterà l’insorgere di conseguenze ancora più gravi che potrebbero compromettere la produttività aziendale. Per fare ciò deve prendersi cura dei propri dipendenti.

I clienti non vengono mai al primo posto. I dipendenti vengono al primo posto. Se ti prenderai cura dei tuoi dipendenti loro si prenderanno cura dei tuoi clienti” (Richar Branson fondatore Virgin)

Da gestione del personale a Human Resource Management

La gestione della Risorsa Umana, del Fattore Umano nella sua complessità in un’ottica di valorizzazione: questa è la chiave per evitare l’insorgere di tali fenomeni.

Come ho avuto modo spiegare in precedenza l’idea che mi sono fatta durante i miei anni di esperienza sul campo è che aldilà dei ruoli e delle strutture, delle strategie vincenti, degli obiettivi di medio e lungo periodo, dei budget e dei piani finanziari, la vera criticità nella gestione aziendale sono le persone: le loro emozioni, le loro motivazioni, le loro relazioni.

Da qui nasce la necessità di una gestione orientata al Benessere Organizzativo. Benessere (da ben-essere che significa stare bene) è il termine che specifica gli aspetti, le caratteristiche, la qualità della vita di ciascun individuo e dell’ambiente. Questo concetto è trasversale ad ogni ambito in cui lo si voglia analizzare: Esiste un benessere materiale, economico, relazionale, psicologico, fisico. Ma anche organizzativo nel lavoro, sociale, culturale, alimentare, spirituale, ambientale.

Il benessere organizzativo

Nello specifico, con “benessere organizzativo” si intende “la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione” (Avallone e Bonaretti, Benessere Organizzativo, 2003). È dunque il primo elemento che influenza l’efficienza, la produttività e lo sviluppo di un’azienda o organizzazione.

Questo concetto si riferisce, quindi, al modo in cui le persone vivono la relazione con il proprio posto di lavoro. Tanto più una persona sente di farne parte – perché ne condivide i valori, le pratiche, i linguaggi (la cultura organizzativa) – tanto più trova motivazione e significato nella sua attività. Come gradita conseguenza tutto questo porta ad un sensibile miglioramento della qualità della vita. Tali concetti sono legati a quello di sostenibilità d’impresa, cioè il processo di sviluppo fondato su inclusione, connessione, equità, prudenza e sicurezza che al contempo favorisce il raggiungimento degli obiettivi di profitto.

La qualità della vita è determinata quindi dal risultato di fattori diversi che rientrano:

  • nella sfera del benessere materiale, ovvero ciò che è indispensabile per l’esistenza fisiologica;
  • nella sfera psicologica e immateriale, afferenti al proprio benessere interiore, all’auto-realizzazione, alla relazione con le altre persone.

Le persone lasciano il lavoro perché sono scontente del capo, perché mancano loro le sfide o perché mancano opportunità di migliorarsi, non solo perché vogliono più soldi” Charles O’ Reilly.

Come valutare il livello di benessere

A seconda delle problematiche che si riscontrano, ci sono vari modi per valutare il livello di Benessere in una Organizzazione. Da una parte si possono utilizzare approcci legati alla singola persona, che consentono di potenziare le risorse individuali necessarie ad affrontare con maggiore efficacia le situazioni ritenute stressanti. Dall’altra ci sono quelli connessi all’organizzazione, che considerano il gruppo e le sue dinamiche.

Possono promuovere cambiamenti nella struttura stessa o nella selezione e formazione dei lavoratori, fino alle politiche aziendali in modo da renderle flessibili e orientate al coinvolgimento positivo delle persone.Sicuramente l’analisi orientata ai gruppi si rivela più completa, perché dà la possibilità di agire sui rapporti interpersonali e sul rapporto uomo-ambiente di lavoro.

Da dove cominciare?

Il punto di partenza per fare questo è lo studio del “clima organizzativo”, termine che indica la percezione di un determinato luogo da parte di chi lo frequenta abitudinariamente. Questa percezione è in grado di condizionare ed influire sull’andamento delle attività e sui vissuti di quelle stesse persone.

A percepire il clima che si respira in un’organizzazione non sono soltanto i membri interni ma anche quelli esterni. Tali sensazioni sono ampiamente condivise dagli appartenenti alla stessa unità lavorativa. Non è raro però che nell’azienda possano esistere situazioni diverse, dato che l’ambiente lavorativo può essere percepito in maniera differente da coloro che rivestono ruoli più o meno importanti.

Appare chiaro come valutazioni di questo tipo siano estremamente complesse e delicate proprio perché vanno ad indagare i gruppi di lavoratori come essere umani, con tutta la loro complessità, le loro diverse personalità, strutture motivazionali, aspirazioni.

Personalmente sono fermamente convinta che la leva più importante per la creazione di un clima organizzativo sano e del conseguente benessere che ne deriva per tutti i dipendenti sia quello della Cultura Organizzativa, ovvero quell’insieme di valori, opinioni, conoscenze e modi di pensare che sono condivisi da tutti i membri.

Migliorare la tua produttività grazie a Caracol

Quando qualche anno fa (una decina ormai!) iniziai a praticare lo yoga e soprattutto ad approfondirne la filosofia, lavoravo ancora in azienda. Per me fu subito lampante come questa dottrina avrebbe potuto avere un fortissimo impatto nella gestione aziendale, in particolare delle “risorse umane”.

Introdurre alcuni degli aspetti dello yoga in quella che noi chiamiamo appunto Cultura Organizzativa, attraverso dei piani di formazione volti alla partecipazione ed integrazione dei dipendenti, potrebbe portare alla nascita di stili manageriali e di leadership più adeguati ai tempi che stiamo vivendo, alle esigenze che oggi i lavoratori dimostrano di avere e che vanno al di là della mera ricompensa economica. Da queste considerazioni nasce questo progetto: Caracol, Yoga per il Benessere Organizzativo!

 

 

 

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